NOTA DI DEGUSTAZIONE
Colore rosso rubino, al naso esprime belle note di piccoli frutti rossi impreziosite da leggere note speziate, anche di tabacco. Al palato è fresco, equilibrato, gustoso. Chiude con un finale di buona persistenza ed ottima pulizia gustativa.
ABBINAMENTO
A tutto pasto, ben si abbina a semplici preparazioni a base di carne. Ottimo con paste ripiene.
MAISON
Il Domaine è di proprietà della famiglia Matrot da sei generazioni e si estende su quasi 23 ettari di terreno nei comuni di Meursault, Puligny-Montrachet, Auxey-Duresses e Monthelie. Nel 1914 Joseph Matrot, già proprietario di vigneti a Puligny-Montrachet e Blagny, sposa Marguerite Amoignon che possedeva a sua volta una tenuta viticola nel comune di Meursault. I coniugi unificano le rispettive proprietà e si stabiliscono a Meursault nella casa della famiglia di Marguerite, tuttora sede del Domaine.
Nel 1976, un’importante svolta è segnata dall’ingresso in azienda di Thierry Matrot, attuale gestore, che convince il padre ad utilizzare sempre meno prodotti chimici, fino a decidere nell’anno 2000 di coltivare tutte le proprie vigne in regime di agricoltura biologica.
Per i vini bianchi viene scelta una vinificazione classica, con l’utilizzo di pressa pneumatica e pigiatura a grappolo intero. Il mosto viene fatto fermentare con lieviti indigeni dalle 8 alle 10 settimane nelle tipiche botti da 228 litri, nuove per una percentuale che varia dal 10 al 50%, a seconda dell’importanza del vino.
Seguono batônnage, più o meno ripetuti in base alle esigenze della vendemmia, malolattica e affinamento in legno per circa un anno.
Le uve rosse sono completamente diraspate, lasciate macerare a freddo per 3/6 giorni e fermentate per 8/15 giorni in tini aperti, in modo da poter fare un paio di pigeage al giorno. A seguire 11 mesi di affinamento in fûts nuovi per un massimo del 20%. Il travaso viene effettuato due volte: una prima della malolattica e la seconda subito prima dell’imbottigliamento.
Thierry Matrot si è fatto paladino dell’utilizzo di fusti con diversi anni d’utilizzo. La sua convinzione è quella che un legno nuovo non rispetti le caratteristiche dell’annata e del terreno quanto un legno usato, ricorrendo quindi all’utilizzo di botti vecchie anche di 10 anni.
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