NOTA DI DEGUSTAZIONE
Colore ambrato. Al naso si avvicendano sensazioni ampie e stratificate di erbe aromatiche, tra cui salvia, origano e rosmarino, note di albicocca, pesca e fiori appassiti, unite a intense sensazioni di cera d’api, agrumi canditi, resine di alberi e anice. L’insolita e al contempo entusiasmante tannicità avvertibile all’assaggio è dovuta dalla lunghissima macerazione sulle bucce svolta in anfora. Al palato mostra un corpo tridimensionale, pieno e profondo, dotato di una vitale freschezza e di una pregevole ricordo balsamico che rimandano ad ambienti marittimi e al bosco sempreverde.
ABBINAMENTO
Da abbinare a primi di carne, Carni bianche o a formaggi stagionati e/o erborinati.
CANTINA
In passato i contadini erano molto attenti all’influenza dei pianeti e delle fasi lunari. Le controllavano sempre prima di svolgere i lavori in campagna e in cantina, per individuare il momento più propizio per intervenire.
Il calendario delle lune che noi utilizziamo è quello interpretato da Maria Thun, che si basa proprio sulle diverse fasi lunari e sulle posizioni dei pianeti per suggerire i giorni migliori per le pratiche agricole come potatura, semina e raccolto.
Ci sono molti modi in cui l’uomo può essere amico della sua terra, ma uno solo rappresenta quello di Josko Gravner, ed è il suo modo di stare nel mondo. Un modo che ricerca una verità credibile: quella che parte dalla terra e attraverso le sue stagioni, le sue trasformazioni, i suoi abitanti e i suoi frutti e attraverso il lavoro dell’uomo genera quel qualcosa di più e di meglio rispetto alla semplice somma dei suoi fattori.
Un modo che accoglie la natura in tutte le sue manifestazioni e ne trae il meglio, anche quando il vento soffia in direzione contraria: perché nella natura c’è già tutto quello che serve. Il compito dell’uomo è solo quello di guidarla, curarla, anche servirla, quando è il momento. Ma soprattutto di frenare l’urgenza di intervenire, modificare, tagliare, costruire: a volte la natura ha bisogno di tempo, di silenzio, di inerzia.
Allora l’uomo che vuole essere una parte, pari tra le parti ma con responsabilità più grandi, sa quando l’unica azione da compiere è attendere, per far sì che tutto si compia nel ciclo della vita. Per lasciare che tutto si compia, nel ciclo della vite, anno dopo anno, serenamente.
Nella serenità dunque l’uomo affronta le stagioni e le avversità, affronta il passare del tempo che è buono e giusto per il vino che attende. Nella serenità si può accettare di perdere una parte del raccolto perché quella che resta sia migliore. Nella serenità si può attendere l’ultimo giorno possibile per la vendemmia.
Protagonista assoluto del vino italiano e della sua storia recente, Francesco Gravner, meglio conosciuto come Josko Gravner, è un vignaiolo il cui nome è intimamente legato a quel Collio goriziano che lui stesso ha contribuito a rendere famoso nel mondo intero. Un percorso che inizia lontano, quando ancora adolescente Josko comincia a vinificare le uve dei vigneti piantati intorno a casa. L’utilizzo dell’acciaio prima, e della barrique poi, segnano una strada che attraversa buona parte degli anni ’80 e ’90, fino alla svolta e all’introduzione in cantina delle anfore provenienti dalla Georgia, da cui deriva il nome dei suoi vini.
Una viticoltura, quella di Josko, che con il passare del tempo si è spogliata di ogni tecnicismo, naturale fino all’intransigenza, figlia di un attento lavoro in vigna, dove da oltre vent’anni è bandito ogni prodotto di sintesi. Gli oltre trenta ettari vitati, di cui la maggior parte di proprietà, sono situati in varie località del comune di Oslavia, in provincia di Gorizia.
A un’altitudine che varia tra i 150 e i 270 metri sul livello del mare, le viti godono di esposizioni ottimali e crescono su terreni tipicamente calcarei e marnosi. In vigna, si applicano un rigore e un metodo che riconducono alle più antiche credenze popolari del territorio e alle più remote tradizioni locali, con il tempo dimostratesi autentiche più di ogni altra cosa. In cantina, le lunghe macerazioni sulle bucce e le lunghissime maturazioni in legno, sono naturali conseguenze di un percorso volto alla valorizzazione non solo delle uve ma di tutto il territorio in sé.
È così che nascono vini unici.
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